L’Italia è ultima in Europa per occupazione femminile. È l’allarme lanciato da un report di Confartigianato presentato nella recente Convention di Donne Impresa Confartigianato, l’associazione che rappresenta le imprese di piccole dimensioni guidate da donne.
Ne emerge che nel Belpaese il tasso di occupazione è pari al 58,1%, nelle donne con età compresa tra i 25 e 49 anni in coppia con figli a carico, mentre il 71,2% dei Neet under 35 è rappresentato da 651.000 giovani donne che non cercano un’occupazione, non si dedicano ad attività di formazione né a quelle lavorative.
Ad aggravare le difficoltà vissute dalle imprenditrici sono le emergenze sociali degli ultimi anni. Tra il 2019 e il 2022, infatti, il lavoro indipendente femminile è diminuito del 5,8% e, all’indomani dell’emergenza pandemica, la componente economica femminile ha subito una flessione del 3,6% del valore aggiunto, superiore al -2% della media, con cali più marcati nei settori della ristorazione (-28,7%), della moda (-19,9%), dei servizi alla persona (-16,3%).
Anche la recente crisi energetica non ha risparmiato l’imprenditoria femminile, colpendo 29.066 attività guidate da donne nei settori che riportano elevati consumi di elettricità, quali l’alimentare, il chimico, la plastica, il metallurgico e il tessile.
Dati allarmanti quelli evidenziati dal report dell’associazione di categoria che richiamano un impegno politico nei confronti dell’occupazione femminile nel nostro Paese.
Rimane alto, inoltre, il divario fra occupazione femminile e maschile, come certifica l’Istat: tra dicembre 2021 e dicembre 2022, su 334.000 occupati in più registrati in un anno, 296.000 sono uomini (oltre l’88%) e solo 38.000 le donne, con un tasso di occupazione femminile che si attesta al 51,3%, pari allo 0,5% in più rispetto all’anno precedente.
La mancanza di parità di genere nelle attività lavorative, inoltre, grava fortemente sull’economia del nostro Paese poiché la scarsa presenza di donne nel mercato influisce del 5,7% nel PIL nazionale.
Secondo le rilevazioni dell’Ufficio studi di Confartigianato, poi, la spesa pubblica italiana è fortemente sbilanciata a favore degli anziani a scapito degli interventi per famiglie e i giovani: a fronte di 17,07 euro destinati a sanità e pensioni per gli anziani, soltanto 1 euro va alle famiglie e ai giovani. Una situazione che ci colloca in 24° posizione nella classifica europea. Gli effetti si vedono, ad esempio, sui servizi per l’infanzia, che in Italia sono meno diffusi rispetto alla media Ue: secondo la rilevazione di Confartigianato, sono 3.400 i Comuni italiani con una grave carenza di asili nido. Inoltre, soltanto lo 0,56% della spesa pubblica e l’1% dei fondi strutturali europei, pari nel totale a 6 miliardi di euro, finanziano interventi per ridurre le disuguaglianze di genere.
Nonostante questi ostacoli, le donne italiane sono tra le più intraprendenti d’Europa. Dallo studio dell’associazione di categoria, infatti, è emerso che l’Italia conta 1.469.000 imprenditrici e lavoratrici autonome, il numero maggiore tra i Paesi Ue, con un grado di istruzione superiore ai colleghi maschi: il 41,1% è infatti laureato, una percentuale quasi doppia rispetto al 21,4% degli uomini.
Per sostenere la propensione delle donne a fare impresa risultano, quindi, necessari interventi che facilitino loro l’accesso a strumenti per investire e creare occupazione, che permettano di conciliare lavoro e famiglia e che eliminino disparità di trattamento tra lavoro autonomo e lavoro dipendente.