Le piccole e medie imprese della Campania si sono rivelate più solide del previsto nell’affrontare la “tempesta perfetta” che da tre anni investe l’economia locale e internazionale fra lockdown, guerre, caro energia e materie prime. È quanto emerge dal Rapporto Pmi Campania 2022, realizzato dal Centro studi Piccola Industria di Confindustria Campania con il contributo dell’Abi, promosso e presentato all’Unione industriali di Napoli da Pasquale Lampugnale, presidente regionale e vicepresidente nazionale di Piccola Industria Confindustria.
I PRINCIPALI INDICATORI: PIL E OCCUPAZIONE
Lo scorso anno si è chiuso per la Campania con un Pil a +3% rispetto al 2021, meno del 4,4% previsto a inizio 2022 e meno dell’incoraggiante +6,4% raggiunto a fine 2021 rispetto al 2020. Il raffreddamento e la crescita limitata continuano anche nelle stime per il 2023, che lasciano intravvedere una fase di recessione per la Campania (-0,5% previsto a fine 2023) con il resto d’Italia che proverà̀ a galleggiare intorno allo zero. Il recupero del Pil nel 2021 e l’andamento positivo ma rallentato nel 2022 è favorito dall’aumento dell’export, dell’industria manifatturiera e dei servizi. Sul fronte occupazione, la Campania ha recuperato i livelli preCovid del 2019. Il miglioramento è però anche effetto di un calo demografico ormai diventato strutturale fra minore propensione ad avere figli ed emigrazioni verso altre regioni o all’estero.
LA STRUTTURA IMPRENDITORIALE
Il 95,4% delle 383 mila unità locali campane ha meno di 10 addetti, e sono solo 161 le imprese con più di 250 addetti, di cui il 70% con sede in provincia di Napoli. I settori più rappresentati sono l’alimentare (20%), i prodotti in metallo, l’abbigliamento, la manutenzione e installazione di macchine, la produzione di borse e calzature. I dati Movimprese evidenziano il rallentamento della natalità imprenditoriale: le nuove iscrizioni nel 2022 scendono per la prima volta sotto le 30 mila unità.
IL CREDITO
Il credito concesso in media alle imprese campane è di 480 mila euro, inferiore del 25% media italiana ma superiore del 76% alla media del Sud. Cresce il peso di Salerno (dal 18 al 23%), cala quello di Napoli (dal 61 al 56%) che ha comunque un fido medio di circa 580 mila euro, simile alla media italiana. La Campania si distingue per un’elevata quota del credito al settore servizi (7,8% oltre la media italiana). I prestiti bancari alle imprese campane sono in crescita (+3,8).
PROIEZIONE INTERNAZIONALE
Nei primi nove mesi del 2022 cresce l’export dalla Campania: +25% rispetto al 2021, con record a Caserta di +35%). Nel manifatturiero si conferma il ruolo dominante di Napoli, che copre oltre la metà del flusso di beni verso l’estero. I settori di maggior peso sono quelli alimentare, farmaceutica, mezzi di trasporto, automotive, aerospaziale, tessile- abbigliamento. L’Europa è il mercato preferito davanti alle Americhe e all’Asia.
FOCUS E PREVISIONI SULLA COMPETITIVITA’ REGIONALE
La Campania resta allineata ai valori medi del Sud ma lontana dalla media nazionale. In calo le imprese che prevedono una crescita del fatturato sopra il 10%. Ciò nonostante gli imprenditori intervistati dimostrano una forte propensione ad investire nella transizione digitale, nella sostenibilità ambientale e nell’innovazione per migliorare la propria capacità di competere.
Altro dato confortante riguarda le assunzioni: il 73,5% del campione ha assunto personale nel 2022 e il 69,3% prevede di farlo nel 2023. Tra i profili lavorativi più richiesti ci sono gli operai, seguiti da commerciali e addetti alle attività di vendita e informatici. Quanto alla dotazione infrastrutturale, la Campania evidenzia ritardi e deficit strutturali da accorciare al più presto sfruttando anche le risorse del Pnrr. Ancora insoddisfacente il livello delle imprese che investono in formazione di qualità, con dati sotto la media anche del Sud.